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La Conquista di Roma 389

tata, che per la prima volta passò il suo braccio sotto quello di lui: e quella intimità egli la ricevette umilmente.

Poi, per tre giorni non la vide, non potette vederla, non ne ebbe notizie, era un po’ ammalata: glielo aveva detto don Silvio. Un minuto, dopo quattro sere, la trovò sola nel suo palco, all’Apollo: ella era pallida, come se avesse la febbre. E nascondendosi dietro il ventaglio di piume, gli disse subito che per giunta, in quell’ultimo giorno di convegno, aveva incontrato l’onorevole Oldofredi in Piazza di San Pietro e che l’aveva squadrata con un certo ghigno beffardo. Oldofredi era vendicativo. Per ultimo, arrossendo per la vergogna, la soave donna dovette confessargli che temeva, temeva, finanche del cocchiere e del cameriere: temeva che l’avessero spiata. E vedendolo sbalordito, gli soggiunse, presto presto, mentre bussavano alla porta del palco:

«Verrò, verrò, dove voi volete.»