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132 | la mano tagliata. |
— Io non riconosco più la legge ebraica.
— Te la imporrò; te la imporrà il rabbino.
— Mi metterò sotto la protezione della legge italiana.
— Scellerata, scellerata! —
Marcus Henner intanto taceva, come se meditasse profondamente, sempre guardando Rachele.
— Tu sei minore, non puoi maritarti senza mio consenso, — riprese Mosè.
— Forse! Ma aspetterò di esser maggiore: o la legge mi darà una scappatoia. Non mi potrete impedire di esser cristiana.
— Ti chiuderò in casa.
— Fuggirò. Andrò dal Vicario, dal Papa....
— Partiremo da qui.... Andremo lontano....
— Sarò cristiana nell’anima, dovunque!
— Questa è una pazzia!
— Mia madre me lo ha detto.
— Era un sogno.
— Era lei, — disse Rachele, misteriosamente.
— Era una realtà.
— Le tue visioni ti hanno teso un tranello.
— Io ho le prove della sua presenza in questa casa.
— Tu deliri! — disse Mosè, crollando le spalle.
— Ho le prove, vi ripeto.
— Quali sono?
— Non voglio dirle.
— Le dirai.
— Esse vi farebbero tremare, — ella mormorò, quasi volesse risparmiare suo padre.
Fisamente, Marcus Henner guardava Rachele e il suo occhio verde diventava più gelido, più limpido, come cristallino.
— Parla, hai detto tanto, di’ tutto! — disse Mosè Cabib a sua figlia.
— Ebbene, lo volete? L’ultima volta che ho visto mia madre, in sogno, è stato venti giorni fa.