Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/141

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la mano tagliata. 135


— No, Rachele.

— Giuralo, giuralo sul tuo Dio! — Mosè Cabib tacque. Un silenzio atroce di tempesta si fece.

— Voi mi scacciate, Rachele? — disse colui, mordendosi le labbra, sino al sangue.

— Sì, uscite. Siete un impostore, uscite subito.

— Rachele! — scongiurò il padre.

— Via, via di qui, — gridò ella, sospingendo il gobbo con la voce e col gesto fuori di quella camera.

— Badate, Rachele! — esclamò il Maestro, giunto al colmo dell’esasperazione.

— Non vi temo. Uscite!

— Io mi vendicherò sulla persona che più amate, — minacciò Marcus Henner, retrocedendo verso la porta.

— Via, via!

— Ranieri Lambertini morrà!

— No. Andate via!

— Voi sarete mia!

— No. Fuori, fuori, essere immondo. —

Vacillando, non trovando nè il suo cappello, nè il mantello, ma indomito nel volto, Marcus Henner andava via, sotto la mano alzata di Rachele Cabib.

— Verrete ai miei piedi, a pregarmi, — disse lui, digrignando i denti.

— No. Prima morire.

— Ci verrete. Non avrò pietà, allora.

— No. Via, via!

— Mi vendicherò, Rachele, — disse, dalle scale, Marcus Henner.

Ella ascoltava il rumore del portone che si richiudeva. Rientrò: ma la voce di Marcus Henner stridette dalla strada, nella notte alta.

— Rachele, Rachele! —

Furiosa, ella schiuse il balconcino, e si piegò sulla ringhiera. La notte era alta, profonda, silen-