Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/220

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214 la mano tagliata.

naca e la sua voce ebbe una velatura di emozione, dicendo le sacre parole:

— Dio, benedite quest’anima che è vostra! —

Ma come la novizia, a capo basso, pallida in volto, si disponeva per la seconda volta a escire da quella celletta, dove era restata così a lungo, Maria Crocifissa, la conversa, rientrò e disse:

— Non vuole andar via, quella donna. Dice che ha cose della massima gravità da comunicare alla novizia.

— Io non voglio discendere, — mormorò suora Grazia, un po’ scossa, ma con voce ancora ferma.

— Sostiene che ha notizie di una persona assai cara alla novizia, — ripetè monotonamente la conversa, che era abituata alla parte meccanica dell’ambasciatrice.

— No.... — balbettò suora Grazia, con voce fievole.

— Credete che si tratti di lui? — disse la madre superiora, all’orecchio della novizia.

— Lo credo: è di Ranieri che vuole parlarmi.

— La novizia non può discendere, — disse con tono austero la superiora.

Maria Crocifissa sparve di nuovo. Suora Grazia era livida in volto.

— Voi soffrite assai, mia figlia? — chiese la badessa.

— Assai, assai.

— Andate in cappella, a pregare. Dite le laudi della Madonna.

— Le dirò, madre, — rispose la povera Rachele Cabib, con viso e voce di disperata.

Uscendo, ella pensò di aver compiuto l’ultimo sacrificio a Dio. Respingere Rosa che le portava notizie dell’unico uomo che aveva amato, della persona in cui ella aveva riposte tutte le sue speranze, era stato un atto di suprema volontà, ma il suo cuore ne soffriva orribilmente. Pieno di orgoglio,