Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/43

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la mano tagliata. 37


Un uomo era appoggiato al parapetto del ponte e chinato sulla pietra parea che guardasse con attenzione scorrere le acque del fiume, di sotto le arcate.

Nelle ombre, non vedevasi bene la sua figura, tanto più che, egli aveva aperto l’ombrello, sebbene piovesse pochissimo o niente. Quando Mosè Cabib giunse vicino a lui, egli non si voltò e parlarono insieme, pianissimo, senza guardarsi:

— Buona sera, Maestro, — disse Mosè Cabib.

— Buona sera, Moussa, — disse lo sconosciuto, dandogli il nome arabo di Mosè. — Eccoti dunque!

— Mi avete chiamato, sono venuto, — mormorò il vecchio antiquario.

— Sei obbediente, lo so; — rispose l’altro — ma ti ho chiamato due volte, ricordatelo. —

E la sua voce sibilante aveva una espressione di durezza.

— Ho inteso, ma non ero certo.... — Solo io posso chiamare così. Un’altra volta, non esitare e vieni subito.

— Sono vecchio, Maestro, e cammino lentamente: un’altra volta correrò.

— Sta bene. Che nuove mi dai?

— Di quale affare?

— Uno mi preme molto. Parlami prima dell’altro.

— Dunque, quello della contessa Loredana. È in buona via, Maestro....

— Vale a dire?

— Il giovane conte Ranieri le è stato presentato, oggi, al raout della principessa Marescalchi.

— E che se ne è avuto?

— Pare che sia molto piaciuta a Ranieri Lambertini.

— Pare! non è certo?

— No. Una conoscenza di un giorno....

— Si rivedranno?