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la mano tagliata. | 61 |
— Ha un’amante, pare, adesso.
— Chi? Chi? È una calunnia infame.
— Me l’ha detto mio padre, Rosa.
— Naturalmente. E chi sarebbe, costei?
— Una contessa, una veneziana.... bella assai.
— Non è vero, non deve essere vero, — disse la serva, concitata.
— Speriamolo, Rosa.
— Io lo saprò; ne avrò la verità, signorina. Che perfidie, che birbanterie!
— Tu lo difendi molto, — disse Rachele, con un pallido sorriso.
— Vorrei vedervi felice con lui, signorina, — disse la serva a voce bassa.
— Un abisso ci divide, — disse Rachele, desolatamente.
— Speriamo in Dio! — mormorò Rosa.
Ella vide il volto di Rachele molto abbattuto e pensò che il sonno ne avrebbe riparato le forze.
— Signorina, coricatevi.
— Sì, sì, Rosa, buona notte.
— Volete che vi aiuti?
— No, non ne ho bisogno.
— Vorrei vedervi coricata: se vegliate ancora questa notte, vi fa male. Poi, vostro padre vede il lume.
— Io chiudo le imposte.
— Sì, sì, egli viene a guardare sotto la porta: e il filo di luce si vede.
— Tu credi che egli mi spii?
— Ogni notte!
— Ne sei certa?
— Certa, come della presenza di Dio, — disse Rosa, segnandosi. — Ogni notte, io odo del rumore nella sua stanza che, come sapete, è poco lontana dalla mia.
— Anche io, talvolta, ho udito rumore.... — soggiunse Rachele, pensosa.