Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/106

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102 leggende napoletane

dopo aver escogitato tutti i mezzi, ricordando i suoi godimenti ed i suoi piaceri, entrò nella persuasione dover lui ritrovare qualche cosa che concorresse specialmente alla felicità del suo simile, felicità instabile e passeggera a cui egli voleva dare un qualche solido fondamento. Raffermato in questa intenzione comperò pergamene e volumi, studiò lungamente, tentando e ritentando ogni giorno prove novelle, sbagliando, ricominciando da capo, consumando le sue notti, il suo denaro ed il carbone dei suoi fornelli. Per molto tempo la mala fortuna lo perseguitò e le sue esperienze riuscirono sempre fallaci, ma non per questo venne meno la sua costanza. Ei lavorava per la felicità dell’uomo e cotale altissimo scopo gli era innanzi agli occhi come visione animatrice; alla fine, dopo molti anni di travaglio, si poté dire di aver raggiunto la sua meta, gridando anche lui la parola del greco Archimede, di fronte a tanta scoperta. Poi, come usano gli inventori, s’occupò a vezzeggiare al sua scoperta,