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odore gli ferì le nari. Egli tremò e volle rincorarsi, pensando che era inganno. Ma roso dall’ansietà, entrò nella casa donde l’odore era venuto e domandò ad una donna che badava ad un tegame:

— Che cucini tu?

— Maccheroni, vecchio.

— Chi te lo insegnò, donna?

— Jovannella di Canzio.

— Ed a lei?

— Un angiolo, dicono. Ella ne cucinò al re; ne vollero i principi, i conti, tutta Napoli. In qualunque casa entrerai, o vecchio pallido e morente, troverai che vi si cucinano maccheroni. Hai fame? Vuoi tu cibartene?

— No. Addio.

Entrato in varie case, trascinandosi a stento, Cicho il mago ebbe certezza dell’accaduto e del tradimento di Jovannella; il custode del palazzo reale gli ripetè la storiella. Allora, disperato d’ogni cosa, tornatosene alla sua casetta, rovesciò lambicchi, storte, tegami, forme e col-