Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/124

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120 Donnalbina,

si sarebbero giammai ribellate. In fondo l’amavano, ma senza espansioni. Ed essa era troppo rigida per mostrar loro il suo affetto, se le amava.

Un giorno re Roberto si degnò scrivere di suo pugno a Donna Regina Toraldo che le aveva destinato in isposo Don Filippo Capece, cavaliere della corte napoletana.

Imbruniva. Nel vano di un balcone sedeva Donna Regina, col libro delle ore fra le mani. Ma non leggeva.

— Mi è lecito rimanere accanto a voi, sorella mia? — chiese timidamente Donnalbina.

— Rimanete, sorella — disse brevemente Regina.

Regina era più smorta dell’usato, un po’ abbassata la testa, errante lo sguardo. E Donnalbina cercava indovinare il pensiero segreto di quella fronte severa.

— Mi ricercavate di qualche cosa, Donnalbina? — chiese infine Regina, scuotendosi.