Pagina:Serao - Leggende napoletane, Roma, Perino, 1895.djvu/47

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MARE 43

vivificante che mai non diventa troppo rude, troppo tagliente; le colline verdi, macchiate di case bianche e gialle, divise dai giardini sempre fioriti; il vulcano fiammeggiante ed appassionato; gli uomini belli, buoni, indolenti, artisti e innamorati; le dame piacenti, brune, amabili e virtuose; i fanciulli ricciuti, dai grandi occhi neri ed intelligenti. Poi, per suggellare tanta grazia le ha dato il mare. Ma si soggiunge che il Signore Iddio, dandole il mare, ha saputo quel che si faceva. Quello che sarebbero i Napoletani, quello che vorrebbero, egli conosceva bene e nel dar loro la felicità del mare, ha pensato alla felicità di ognuno. Questo immenso dono è saggio, è profondo, è caratteristico. Ogni bisogno, ogni inclinazione, ogni pensiero, ogni corpo, ogni fantasia, trova il suo cantuccio dove s’appaga, il suo piccolo mare nel grande mare.

Del passato, dell’antichissimo passato è il mare del Carmine. Poco distante dalla spiaggia è l’antica porta di mare che intro-