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84 LEGGENDE NAPOLETANE

chiuse nelle stoffe seriche, o seminascoste nei merletti, esse non abbracceranno con minore o diversa passione. Che importa una cifra? Tecla era bella. Il suo volto era di quel candore caldo e vivo che diventa cereo sotto i baci; nei grandi e voluttuosi occhi di leonessa si accendevano strane scintille d’oro; le labbra arcuate erano fatte per quel sorriso lungo, profondo e cosciente che poche donne conoscono; le trecce folte, brune, s’incupivano in un nero azzurro. Si chiamava Tecla, un nome duro e dolce, che nel fantasioso vocabolario dei nomi significa cuore colpevole. Hanno la loro fatalità anche i nomi. Fanciulla, Tecla aveva ignorato l’amore, orgogliosa ed indifferente; sposa a Bruno, Tecla aveva ignorato l’amore, moglie superba e glaciale. Eppure aveva veduto struggersi, consumarsi d’amore il forte cuore di Bruno, un ruvido ed aspro cuore che non aveva mai amato, – ma quel soffio ardente di passione non l’aveva riscaldata, quella voce ansiosa ed appassionata non l’aveva commossa, l’a-