Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/167

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i capelli di sansone. 157

non lo irritavano più. Era quello il nuovo vocabolario giornalistico, con cui si parlava e si scriveva, e lo sentiva da due anni; ci si ribellava ogni tanto, nei momenti di maggior nervosità, ma in fondo quel frasario bizzarro e convenzionale, quello spezzamento metodico e cervellotico delle parole, quel doppio significato cavato fuori a forza, stillato dopo intiere mezz’ore di riflessioni mute, per cui i fredduristi hanno sempre l’aria di filosofi profondi o di uomini perfettamente infelici, per cui la loro compagnia è funebre, quel vocabolario falso, così lontano dalle verità quotidiane della vita, lo cullava. Quello, infine, era uno dei vari gerghi giornalistici, il più alla moda fra il pubblico grosso, come il gergo poetico e aggettivante di Riccardo era alla moda fra i letterati e le signore.

“Io, alla fine,” proseguì Scano, “non ho che un solo desiderio: non vorrei essere il re di tal nome, che andò a finir male, secondo dicono gli storici, sebbene la storia l’abbiano inventata gli storici per poi poterla scrivere....”

“E che vorresti?”

“Vorrei avere mille lire, tutte insieme....”

“Oh!” fece dolorosamente Riccardo.

“Se qualcuno me le prestasse, io gliele restituirei. Sicuro, a venti franchi al mese, togliendole dai duecento che guadagno.”