Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/172

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162 i capelli di sansone.


E girando sulle calcagna, andò via subito senza voltarsi indietro, temendo d’essere richiamato; si buttò con un sospiro di sollievo dentro la sua carrozza, guarito della orribile angoscia di quei minuti, disfatto dallo sforzo, ma tranquillo. Pensava fra sè: — Avrà capito la marchesa che non avevo un soldo in tasca? — Questo dubbio lo crucciava, gli faceva venire i sudori freddi come nel salone dell’Esposizione, lo faceva tremare di collera e di vergogna, di nuovo, soffrendo nel suo esacerbato, sconfinato amor proprio, che infuriava a qualunque contatto. Era vergognoso di quella sua povertà, nascosta con tutta la cura, ma che ogni tanto trapelava: era arso da desiderii sempre più forti e più larghi, disprezzava quel migliaio di lire che guadagnava al mese, sfacchinando, buttando via il meglio di quello che pensava e sentiva, sfruttando il suo successo, imponendosi con quella sua ardente voglia di guadagnar quattrini. Mille lire! che erano mille lire, consumate a cinquanta lire alla volta, in un giorno talvolta? Erano così feroci i suoi desiderii, e così poche quelle mille lire, in un lungo mese di tanti giorni! Era così duro, così pesante fare un articolo, e cinquanta lire duravano tanto poco! Ma un pensiero sprezzante lo calmò, ad un tratto: