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i capelli di sansone. | 199 |
occhi grigi scintillanti. Non aveva più voglia di scrivere, ora, e tutta la sua prosa scritta con tanto fuoco, gli sembrava una cosa miserabile e inutile. La donna era stata la sua forza animatrice, un momento prima; ora diveniva la sua mortale, irresistibile debolezza. Bruscamente irritato contro quell’indegno lavoro da galeotto, che ogni giorno doveva fare, se voleva vivere, strozzò l’articolo. Rileggendolo a freddo, un grande disdegno di sè stesso e dell’arte gli empì di amarezza il cuore: anche in quella serata, al pubblico ignorante e scettico e brutale egli aveva aperto il suo cuore, come si apre alla madre, all’amico più caro, alla donna amata, aveva detto a una folla di sciocchi e d’indifferenti le più intime, le più tenere, le più melanconiche cose, aveva violato i più alti misteri spirituali. Una nausea di sè lo assalse, mentre si spazzolava, per andarsene:
“Che mestiere da cani,” mormorava.
“Almeno, essendo molti, fossimo can-tanti, guadagneremmo più quattrini.”
“Addio, Scano.”
“Addio, Joanna; te fortunato, che vai via!”
“Torneremo tutti, domani, non dubitare,” disse il poeta con malinconia.
Di nuovo macchinalmente si mise in carrozza, dando l’indirizzo del villino Savelli al-