Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/336

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326 una catastrofe.


“Le consiglierei di non buttarle via. A ogni modo faccia lei.”

“Sulla questione di Oriente?”

“È da trent’anni sul tappeto: e il tappeto cade in pezzi.”

“Sulle donne che uccidono!”

“Non uccidono neppure più.”

“Su quelle che si uccidono?”

“Sono morte: le lasci in pace.”

“Basta, basta, io scrivo, poi vedrà lei,” e se ne andò di là tutto felice.

Riccardo lo seguì con l’occhio, poi rovesciò il capo sulla spalliera della poltroncina, e guardò il soffitto.

“Ci ha una penna,” disse, rientrando, il giovanotto.

“Eccola qua,” e gli dette la sua.

“E dica.... vorrei anche un po’ di carta.... se non le incomoda.... lì fuori, non ce n’è neppure un foglio.”

Riccardo frugò fra le carte, e trovò, dopo lunghe ricerche, tre o quattro fogli, un po’ gualciti, un po’ macchiati.

“E non ho calamaio,” finì per dire Antonio Amati.

“Eccole il mio,” disse pazientemente Riccardo Joanna.

“Il suo, le pare? Non lo prenderò mai.”