Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/356

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346 una catastrofe.

con un tonfo sordo, sul carrettino. Riccardo Joanna e Antonio Amati rimasero fermi a guardare lo spettacolo, e mentre il vecchio e grande giornalista aveva ripreso la sua cera di uomo esaurito, sfinito, morto, Antonio Amati, al cospetto di tutta quella carta bianca, era nervoso, ridacchiava come preso da un principio di ebbrezza. Quando l’ultima risma fu messa sul carrettino, egli si accostò timidamente e toccò col dito, come un bimbo pieno di soggezione, la carta.

“Questa fa venir la voglia di stampare giornali,” mormorò Antonio Amati.

“Sì, la carta è bella,” rispose Joanna.

“Quanto peserà?”

“Pesa ventisette chili la risma.”

“E in tutto? Quell’uomo potrà trascinarla?”

“La può trascinare: sono centonovanta chili.”

“È assai, è assai,” ripeteva Antonio Amati, preso da un rispettoso timore, “quante risme?”

“Sette.”

“E ogni risma, quante copie? Diecimila?”

“No, mille.”

“E voi mettete sette risme?”

“Sette.”

“Sicchè avete settemila copie di tiratura?”