Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/368

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358 una catastrofe.


“Ebbene, avete questa risposta?”

“Sua Eccellenza la manderà lui, alle sei.”

“Siete sicuro.”

“Manda lui, alle sei, qui.”

“Bene,” fece Joanna, rasserenato.

Di botto, si rimise a scrivere. Ma fuori, in anticamera, una voce femminile parlava forte, con l’usciere: il quale rientrò, parlò sottovoce, questa volta, con Riccardo Joanna, che gli rispose con un cenno vago. Uscito fuori, lo si sentì che cercava di convincere quella donna ad andarsene.

“Io le do molto fastidio,” disse Antonio Amati, con un mezzo sorriso, “lei vuol forse ricevere quella signora....”

“No, no, caro Amati, io non voglio ricevere quella signora.”

Ma l’usciere rientrò, si mise a parlare energicamente con Joanna, facendo dei grandi cenni di denegazione: Joanna fece un moto di fastidio. E lentamente l’usciere se n’andò, lasciando la porta aperta: e la sora Rosina, la lavandaia, una donna grassa e grossa, con due fili di corallo al collo, con una catena di oro, entrò. Sulle prime cercò il suo denaro, ventisei lire, sottovoce; ma quando vide che Riccardo Joanna neppur le offriva da sedere, che si guardava attentamente le unghie, come se non le ba-