Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/387

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una catastrofe. 377

morte. E quel tormento che avete dato con tanta raffinatezza, lo soffrite voi, lo scontate a oncia a oncia, voi pagate la penitenza del vostro peccato di superbia, dolorando nella superbia: poichè la giustizia che regge il mondo è saggia e profonda. La punizione colpisce dove si è peccato. Sono così vecchio, io, e così solo, così infelice, così caduto, così vinto! Ebbene, i miei nemici non mi hanno perdonato, non mi perdoneranno mai.”

“Eppure,” osservò Antonio Amati, “si trovano anche degli amici, col giornalismo.”

“Già. Dite bene. Ma è più facile dispiacere che piacere; ma dieci servizi che rendete, non valgono un male che fate; ma la più grossa misura di lode equivale appena a una piccola misura di biasimo. Le amicizie cogli uomini politici? Schiavo dovete essere, non amico: non dovete aver bocca che per laudare: non dovete chiedere e tutto dovete dare: vi è impedito il giudizio, il consiglio, l’avvertimento. Le amicizie degli uomini di affari? Durano quanto il loro affare. Le amicizie dei partiti? Non sono cose umane, sono formole impersonali: il partito è un ente, l’ente non ha viscere, l’ente non ha cuore, l’ente non può avere amore e gratitudine. Avete visto che mi ha fatto, oggi, Sua Eccellenza il principe? Sapeva di dover