Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/54

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pranzo. In quell’ora la fantasia di Paolo Joanna, tolta al continuo rimuginare di nuove e vecchie forme giornalistiche, tolta a quel fittizio esaltamento che fa sembrare fresche e belle idee, immagini da lungo tempo classificate; smontata, come usa dire nel vocabolario giornalistico, questa fantasia secca e inerte come un sughero, non sapeva sognare altro che le voluttà del cibo. Paolo Joanna e suo figlio Riccardo in questo si eran trovati d’accordo nel volere il pranzo a prezzo fisso, a cinque franchi, incluso il vino. Il pranzo da ordinarsi dà minori voluttà agli stomachi corrotti, non vi è la varietà, non vi è il piacere acuto della sorpresa: il pranzo a prezzo fisso, composto di cinque o sei pietanzine, variato, ignoto, soddisfa, solletica, è tutto un lungo piacere dell’immaginazione e dello stomaco.

“Chissà che ci daranno!” aveva detto Paolo Joanna, divorando, uno ad uno, i ravanelli rossi e bianchi dell’antipasto.

“Chissà,” aveva risposto Riccardo, posando delicatamente le dita sull’orlo della tavola, per scherzare con la forchetta.

“Il brodo, di sicuro,” aveva proseguito a dire, macchinalmente, il padre.

“Il brodo, naturalmente.”

“Sì: ma che ci sarà dentro?”