Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/149

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la società. 145

     Dall’ozio il tragge per donargli pace.
     50Chè di noie e lascivie è l’ozio padre,
     Di miserie e delitti; e con sè porta
     Del male il seme e del fallir la pena.
     Langue l’inerte corpo, e il vital succo
     Si converte in mortifero veleno;
     55Ed alla mente neghittosa è tolta
     La potenza dell’ali, onde secura
     Fuori del paludoso aere s’elevi
     A spazïar ove giustizia e fede
     Splendon di raggio limpido e sereno.
     60Ignoranza ed errore indi l’acerba,
     Or sorda or vïolenta, al mondo guerra
     Fanno, e di colpe e di sventure il mondo
     S’attrista e piange; e la tristezza e il pianto,
     Se il fomite riman, non vengon manco.
65Nel pensiero d’Iddio regna l’idea
     Di giustizia e pietade e in cor ne stampa
     Dei mortali l’imagine, che il passo
     Incerto e stanco ne sostenga e guidi,
     Se da fosca caligine non sia
     70Offeso l’intelletto, e di malnate
     Voglie nol turbi la feral tempesta.
     Quando a giustizia e a carità serbato
     Ognor fosse l’imperio, oh! come aperto
     Anche ad occhio volgar l’ordin sarebbe,
     75Che la divina provvidenza impose
     Alle umane vicende, e che l’umana
     Colpa e baldanza sol rompe e non cura.
Deboli, ignudi e di noi stessi ignari
     In questa entriamo, che di vita ha nome,
     80Oscura selva, alle minacce esposti
     Della fame, del verno e delle belve
     Più possenti di noi. Ma dal materno