Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/151

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la società. 147

     Lena al salir pel faticoso calle,
     Ove l’un l’altro ad appressare aiuta
     L’alta perfezïon, che unica e sola
     120L’impazïente desïare acqueta.
     A chi si toglie di toccar la cima,
     Se con valide penne ad essa il varco
     Libero si dischiuda, e intera serbi
     La signoria dell’alma? Arduo cimento,
     125Ove la pura coscïenza dona
     Ardire e forza, e di vittoria il certo
     Premio mertato. Se nimica mano
     A noi tarpi le penne o il varco neghi,
     Forse in colpa chiamandole faremo
     130Mozzate l’ali e la via tronca? A questo
     Badi chi rampognare osa l’arcana,
     Che gli uomini e le cose agita e incalza
     Assidua lotta. Temerario e stolto
     I consigli di Dio danna e corregge
     135Con fantastiche fole, e s’argomenta
     Edificar su nove basi il mondo!
Or mano all’opra: più del mio non suoni
     O del tuo l’esecrato ed empio nome,
     Che di guerre, di sangue e di rapine
     140Contaminò la terra. Uguali tutti
     Sediamo intorno della parca mensa;
     Senza che il lusso insultator contrasti
     Colla squallida inopia, a cui negato
     Fu il nero e scarso pane. Alle scïenze,
     145Ambizïosa e molle cura, il bando
     S’indíca eterno; e sol grazia ritrovi
     L’arte, cui fu necessità maestra,
     Prima che ai veri i falsi, ai pochi i molti
     Succedesser bisogni. Un dì penoso,
     150Colla lusinga del piacere attragga