Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/16

Da Wikisource.
12 sermone secondo.

     E lunga esperïenza si suggella.
     O di zucche vuote, o sol del vento piene
     Di lambiccati e frivoli sistemi,
     A che sull’ali del pensier volate
     65Dietro l’infido balenar di un raggio
     Di novitade, che a novelle brame
     Gl’irrequïeti popoli ridesta?
     Ed a più ardite prove apre la via,
     Sì che crollando la superba mole
     70Degli ordini vetusti infranta cada? —
Oh! sapïenza, che (se al detto credi)
     Salvar presume la sdruscita barca
     Mentre le aggrava più l’infermo fianco;
     Talchè in fondo precipiti dell’acque.
     75Chi dalle viete usanze o dalla norma
     Mutabile de’ casi, o da segreto
     Studio di parte il suo consiglio prende,
     Al lume di ragione il guardo chiude.
     Spesso il pubblico ben vanta chi cela
     80Ben altro in petto, e con accorti giri,
     All’ombra delle leggi, a poco a poco
     La cieca moltitudine dispoglia.
     Altri le turbe, invidïando, incalza
     A ristorarsi delle lunghe offese,
     85Quasi carpendo le carpite prede.
     Dal fondamento tremano commossi
     Del consorzio civile i primi e veri
     Saldi sostegni; e di cui fia la colpa?
Non già di chi la voce nel deserto
     90Per lunga etade al vento disperdeva,
     Questi spregiati moniti dettando:
     Nasce l’uomo al lavor come l’uccello
     Al volo nasce; è stimolo il bisogno,
     E degno premio il godimento certo,