Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/46

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42 sermone quinto.

Le infide gare del serrato campo.
210Al perenne sudor forse mercede
Le mal costrette piante incerta danno
E scarsa e tarda? Di servile omaggio
Il mio tesor non patirà l’offesa
Per accattar più rugiadosi frutti
215Sotto all’estraneo cielo. In mano io prendo
Infallibil bilancia e attento libro.
Quanto più lieve del tuo dono chiedi,
Pel dispendio minore a cui soggiaci,
A me compenso, più ne calco il pondo;
220Sì che alla sorte mia la tua si adegui.
Tu seguitando del felice esempio
I chiari segni, la mia legge imiti.
Io raddoppio il vigor, e l’incruenta
Pugna s’intreccia e il vincitor dal vinto
225Mal si discerne, o vincitor ciascuno
Sempre si crede perdonando al vinto.
I padri nostri insanguinâr le spade
Più d’una volta; al barbaro costume
Succedetter le placide tariffe;
230Indi la gara di sottili astuzie
Negli agitati patti, onde la fama
Poi leva il grido dalle parti avverse.
Ora del vero al balenante raggio
La sofistica nebbia si diradi.
235Tu del commercio libero paventi
Le offerte allor, che dalle esterne mura
Batter presume alle ferrate porte
Che tu gli opponi, rimirando al loco
Onde ti vien, più che al servigio istesso,
240Quando pur fosse desïato e caro
Alla tua gente misera che priva
Di facile, secura e larga vena,