Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/71

Da Wikisource.

la moneta. 67

     265La moneta, che n’è pegno e misura
     Per l’innato valor, che alle vicende
     Più resiste del tempo e di fortuna.
     Per lubrico sentiero appena stampi
     Incauto un’orma, e sdruccioli nel fondo.
     270È la moneta un segno? Il segno basti
     Nel metallico disco, anzi l’imprima
     Col favore de’ tipi in un baleno
     In foglie innumerevoli e diverse,
     Quante ai rami ne toglie il pigro autunno.
     275Dal periglioso fluttuar si arresti
     Con immoto vigor, come l’immota
     Rupe scolpita del fatal decreto.
     Dall’infecondo segno oh! qual presumi
     Coglier pomo vietato? Eh via, si cessi
     280Dall’importuna usanza, e coll’ignoto
     Miracolo de’ tipi a noi si versi
     Ricco torrente d’inesausta vena.
Ecco pronta una merce, e a te la credo,
     Fidando al segno della tua promessa,
     285Da cui ti sciogli coll’attesa merce,
     O col metallo che la merce adegui.
     Mentre l’una lasciai e l’altra aspetto,
     Tu che il frutto ne godi, ond’io son privo,
     Giusta men rendi e necessaria emenda,
     290Che ti rinfranchi di novella aita. —
     Il seme sparso negli aperti campi
     Per se medesmo propagato cresce;
     Ma chi della fruttifera possanza
     Nell’inerte metallo il germe infuse? —
     295La non diritta clausula ritorco
     A te chiedendo quali aurei frutti
     Offra la mèsse che per l’oro cedi;
     Indi coll’oro e col mercato seme