Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/86

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82 sermone nono.

     95Novelli bruti a volgere dannati
     Col braccio scarno la mola petrosa
     Stritolando le biade inaridite,
     Onde una scarsa e livida focaccia,
     Che di lungo sudore ebbero molti
     100E di crudeli lagrime bagnata,
     Alla mensa di pochi era mal presta?
     Ora, cessato il doloroso strazio
     Delle turbe infelici, all’aure e all’onde
     Quelle incalzando le gonfiate vele,
     105Queste spingendo le rotanti pinne,
     Con volubile gioco in poco d’ora
     A servigio comun di compier dato
     È l’opra, a cui di mille e mille schiavi
     Vano sarebbe il travagliare eterno.
110Forse dirai, che il garrulo carretto,
     Il vomere, la falce, il coreggiato,
     Il vaglio irrequïeto e la focosa
     Macina fûro alle smarrite genti
     Quasi presagio di feral cometa?
     115Ma delle nove più soavi e care,
     Di frutti salutevoli feconde,
     Industri cure che la nova etade
     Produsse e migliorò, duolsi talora
     E mormora colui, ch’entro la cerchia
     120Del momento che fugge il guardo serra.
     In preda getta alle voraci fiamme
     I rusticali arnesi, e la deserta
     Squallida gleba a sè tutte richiami
     Le braccia alle fabbrili arti devote.
     125Indi avara mercè rende alle voglie
     Dell’affannosa turba, che allo stremo
     Per lo stremato pasto si riduce.
     Ma le ridona i rusticali arnesi;