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«la fattura» 187

sa intorno all’olmo, Bruno e Buffalmacco vennono con una scatola di galle e col fiasco del vino....».

Come tutto corre via lesto! Un grammatico nota che non c’è neanche un periodo che si mostri consacrato a descrivere un oggetto o un momento. Ogni cosa è in azione, e il soggetto del periodo è anche il soggetto dell’azione; o è Calandrino, in genere, o sono i compagnoni.

Si sente l’uomo che raccontando si piglia cura della nostra attenzione, persino nelle inflessioni della voce, come nelle ultime parole, che dapprima nota brevi alcuni punti, per chiarimento dell’esito; ma a questo affrettandosi, li trattiene, quasi sospesi con la voce abbassata di un tono, in una serie di parentesi.

«Calandrino – vedendo, che creduto non gli era, — parendogli avere assai dolore, — non volendo anche il riscaldamento della moglie — diede a costoro due paia di capponi».

E poi soggiunge, a piena soddisfazione del suo uditorio, che non restasse con la curiosità di sapere che ne fu o del porco o dei compagni.

«I quali, avendo essi salato il porco, portatisene a Firenze, lasciaron Calandrino col danno, e con le beffe».

Si sente nella frase la espansione tranquilla del narratore, che ha finito ed è contento. Ma da per tutto è così.

Si muove dunque da questa leggerezza di un racconto fatto per il nostro piacere. Dove se della intenzione dobbiamo esser grati all’amabile uomo, nell’effetto poi ci troviamo ad ammirare l’artista.

Ma tutte le qualità di lui si spiegano nel discorso quasi gratuitamente, per una nativa e non cercata felicità.