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14 CAPITOLO PRIMO.

una fortissima testa di ponte a Pontelagoscuro. Bisogna guardarci, e le divisioni rimaste qui, saranno ridotte ad una azione passiva, poichè non devesi dimenticare che gli Austriaci hanno almeno 60,000 uomini nel Quadrilatero, oltre il corpo d’armata del Tirolo. Concentrati nulla abbiamo a temere, ma se ci portiamo avanti prima di esserci assicurati, giuochiamo un colpo pericoloso. Non dovevasi lasciar meno di 10 divisioni al Re per agire contro le piazze forti.„

Cito queste lettere dell’aiutante generale dell’esercito, e del comandante superiore del Genio, per constatare la mancanza d’unità nelle idee e nella direzione della guerra, prodotta dalla disparità di viste ne’ consigli supremi, quindi nessuna iniziativa pronta ed ardita, la quale sola poteva riparare il passato. Altro che tagliar la ritirata agli Austriaci, ed occupar terreno per valersi dell’uti possidetis!

Il curioso poi era che queste preoccupazioni d’attacco da parte degli Austriaci erano scritte al comandante di una divisione, che stava in prima linea, tra i suddetti Pò ed Adige. Se scrivevo che si andasse avanti, era pella persuasione che si sfondava una porta lasciata aperta dal nemico.

In un consiglio straordinario tenuto il 18 luglio a Ferrara, non s’era voluto ascoltare le parole di pace portate dal principe Napoleone. La maggioranza confidava nella futura occupazione del Trentino dal generale Medici e dal generale Garibaldi; nella marcia progrediente del generale Cialdini, in un’insurrezione che si ruminava in Ungheria, e nella distruzione della flotta austriaca con occupazione della Dalmazia ed Istria.

Ricasoli continuando i suoi calcoli dallo scrittoio di Firenze, telegrafava all’ammiraglio Persano: “È indispensabile che fra una settimana la flotta austriaca sia distrutta.„

Tale prescrizione costrinse Persano ad uscire dal porto di Ancona, ma disgraziatamente la medesima disunione tra i capi regnava in mare come in terra.

L’ammiraglio non andava d’accordo col suo capo di Stato Maggiore. Nulla sapevano i comandanti delle varie squadre del piano d’azione che aveva combinato Persano. E come l’avrebbe saputo se