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44 capitolo secondo.

Lebœuf fù colpito da queste mie parole, e mi chiese: — Ma questi tre rappresentanti accetteranno?

— Vi guarentisco che De Betta, Emikelder, e Michiel accetteranno. Potete parlare, scrivere, o far parlare a De Betta, ora che siete in Verona, e v'accerto che avrete risposta assenziente, e così pure per Emikelder se gli mandate una lettera da un aiutante di campo. Per Michiel, arrivando a Venezia mandatelo a chiamare, verrà da voi e vi dirà di sì.

Lebœuf mi ringraziò, ma era un po' sconcertato di vedermi così sicuro in un affare nel quale egli aveva incontrato tante difficoltà. Riflettei più tardi che io ero stato troppo reciso, ma non c'era tempo da perdere, ed era necessario cogliere la palla al balzo, poichè ero stato pregato da lui e per sua iniziativa, di trattare quest'affare dei Notabili.

Mandai subito per espresso una lettera ad Emikelder. Con De Betta eravamo già intesi. Quanto a Michiel, gliene avrei parlato appena giunto a Venezia, e gli telegrafai di venire da me dopo l'arrivo del convoglio serale.

Feci visita a Jacobs, ma non lo trovai. Medici s'impuntò a non voler usare una cortesia a Lebœuf e Mœring.

Partendo la sera, trovammo alla stazione un reggimento austriaco che stava aspettando un treno pel Tirolo. Quando giunse Mœring la truppa gli rese gli onori, e la musica suonò l'inno imperiale. Mœring andò ad abbracciare il comandante, disse un affettuoso addio ai suoi cari figli, e ci raggiunse cogli occhi umidi. Era una scena commovente.

Nel vagone Lebœuf ruminava le mie parole, e saltò su colla difficoltà che Michiel ed Emikelder non erano podestà. Gli osservai che a Venezia non v'era podestà, quel di Mantova era assente, quindi gli assessori anziani rappresentavano il municipio. Mœring appoggiò le mie parole, nel desiderio di farla finita.

Debitamente affumicati alla stazione di Mestre, a causa del colera invadente, ci separammo a quella di Venezia.

Questa paura del colera presentiva grave difficoltà all'ingresso della mia divisione destinata, perchè più vicina e sotto i miei ordini. V'erano stati alcuni casi nel 44.° reggimento, ma anche a Venezia ve n'erano