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cessione del veneto. 49


Il Ministro della Guerra: “Ministro dell’Interno dà le seguenti spiegazioni: Decreto non fù mandato per essere pubblicato che dopo la cessione Lebœuf, per ora basta farlo conoscere privatamente ai Veneti: che nella relazione non si doveva parlare della Francia, perchè è un atto interno, quindi di nulla è innovato di ciò che era prima convenuto.”

Altro telegramma degli Esteri: “Vi ripeto che nessun decreto fù pubblicato. Pregate Lebœuf di dirvi di quale decreto si tratti. La Gazzetta Ufficiale del 14 publicò, nella sua parte non ufficiale, un estratto sommario d’istruzioni ai Municipi, e m’affrettai di telegrafarvelo lo stesso giorno (cioè il 15); non vi furono altre publicazioni.”

Ed è appunto a questo telegramma del 15 che riscontrai la sera stessa per informare sulle gravi conseguenze che poteva avere tale publicazione.

Susseguiva altro telegramma degli Esteri: “Imparo adesso che alcuni esemplari d’un Decreto Reale pel Plebiscito furono distribuiti ai Commissari Regi Civili. Questo Decreto non ebbe corso. Fù soppresso in seguito alle osservazioni che feci subito al Ministro dell’Interno. Non fù promulgato, non è apparso negli atti del Governo, dunque non esiste e non ha mai esistito che allo stato di progetto. Non fù publicato precisamente perchè dichiarai al Ministro dell’Interno che avrebbe potuto sollevare opposizioni da parte del Commissario francese, e far sorgere all’ultim’ora un incidente il cui scopo e portata non sarebbe da alcuno compreso in Europa.”

Avanti ai miei occhi stava il Regio Decreto, 7 ottobre, firmato Vittorio Emanuele, che fissava il 21 e 22 stesso mese pella votazione del Plebiscito. Non solo lo leggevo stampato nel giornale, ma sapevo che era affisso in tutta la provincia attigua di Treviso; me ne avevano mandate 1300 copie per Venezia ed Estuario; Lebœuf me ne aveva portato una copia; e si voleva che dicessi al Commissario francese ch’egli si sognava un Regio Decreto che non esisteva! Se invece di essere sopra una riva del Canal Grande, mi fossi trovato sulle rive dell’Arno, avrei chiesto al Governo, chi doveva far ballare i burattini? In tanta confusione governativa, solo, in Venezia, coll’urgenza di prov-