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94 parte prima - capitolo xiii


la diagonale, stendevo nove passi e mi rivolgevo ora sul lato destro ora sul sinistro acciocché non mi girasse il capo; cosí avevo veduto fare un leone nella gabbia, e poi vidi che cosí passeggiavano tutti i carcerati. E dopo questo passeggiare mi stendevo lungo sul farto; ma sempre il cervello mi andava sossopra, ed il cuore era agitato da una tempesta. Quando pensavo a me sentivo una certa baldanza e la coscienza di saper sofferire, e l’attendevo proprio la tortura per provarmi: ma quando mi si presentava a la mente la faccia della donna mia e del mio figliuolo io non sapevo contenere le lagrime. Non avevo loro nuove, non sapevo della loro sorte: mille dubbi, mille timori mi laceravano le fibre del petto. Oh non possa sentire nessuno quello che sentivo io: sono dolori che anche a rammentarli mi fanno male davvero.

Rimasto senza quel vicino, io tornai a salmeggiare con l’amico, e seppi altri particolari. Dopo alcuni giorni mi comparí innanzi un omaccio con boria villana e due occhi di serpente, il quale squadratomi da capo a piedi, e senza salutarmi, mi domandò: «Come vi trovate in questa stanza?» «Se dicessi bene, non direi il vero». «Soffrite molto?» «Con la pazienza si soffre meno». «Che volevate fare con la giovane Italia?» Io che avevo caricato la pipa e aveva in mano la pietra, l’esca e l’acciarino (siamo nel 1839, e non c’eran solfini ancora) battei, e mi messi a fumare, guardandolo freddamente senza far motto. Egli girando gli occhi ora di qua ora di lá, diceva: «Saria meglio per voi dire ogni cosa, come hanno fatto i vostri compagni, i quali sono in belle stanze e tra poco usciranno». «Quali compagni? io sono venuto da Catanzaro, e non conosco nessuno». «Oh, voi pariate in latino con essi». «Io canto salmi, e mi raccomando a Dio: che può fare di meglio un prigioniero? ma di grazia, siete voi un commessario di polizia?» Il custode che stava dietro a colui, allungò il viso, e con un dito tirandosi giú un occhio fece un segno che io compresi. Colui mi rispose: «Non sono commessario: ma il ministro mi manda per vostro bene, per dirvi di non far ragazzate, non ostinarvi a negare quello che il go-