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il collegio 9


grammatica, poi il maestro dimandò: «Chi ci ha a dire qualche erudizione?». Tutti tacevano, io levai la mano, chiesi la parola, e dissi che saxa erano le ossa della gran madre, e recitai la favola di Deucalione e Pirra. «Bravo, dieci punti». Mi ricordo ancora di quel trionfo, e una volta quando ero giá uomo e rividi l’Amarelli ricordammo insieme le ossa della gran madre.

L’amore che io avevo ai libri mi era stato istillato nell’animo dal caro e benedetto padre mio, il quale era poeta, e aveva fatto versi improvvisi, e ne scriveva che mi piacevano tanto, ed era bel parlatore, e mi ragionava sempre di uomini grandi e della bellezza del sapere, e mi diceva sempre che nei libri si trova tesori inestimabili. «Quando tu leggerai e intenderai bene Virgilio, Lucrezio, Livio, Cicerone, e poi quando saprai il greco e leggerai Omero, Sofocle, Tucidide, tu ti sentirai piú che uomo, ci troverai bellezze divine, sapienza profonda: e se tu lavori, e Iddio ti benedice, tu potrai essere grande anche tu.» Onde io avevo fitto in mente queste parole, e cercavo libri, e studiavo, e credevo di trovarli davvero quei tesori. Ma cava, fatica, suda, il mio tesoro è stato carboni. Povero babbo mio, s’immaginava che io avrei potuto essere qualcosa in questo mondo ed io feci l’asso.

Dopo un paio d’anni che io stavo in collegio mi venne una grave malattia agli occhi, per la quale tornai a casa e stetti molti mesi al buio in una stanza. Credevo che sarei diventato cieco, e dicevo: «Sarò come Omero»: e queste parole trafiggevano i miei genitori che avevano fatto su di me tanti disegni, e spendevano tanti danari per risanarmi. Infine con un occhio mezzo perduto rientrai nel collegio, dove un prefetto si pensò di guarirmi con un nuovo rimedio, e, a suo credere, infallibile. Udite.

Nel 1824 accadde un fatto degno di memoria. Fuori di un villaggio detto San Nicola, non lungi da Caserta, presso le mura di una cappelluccia caduta in rovine, una mano di fanciulli giocavano a le piastrelle. A un tratto esce dalle rovine una signora: i fanciulli selvatichi e impauriti fuggono: resta