Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/162

Da Wikisource.
156 parte prima - capitolo xviii


che si sentí legittima e Santa, fu la parola che uscí da tutti i cuori, la ripeterono con gioia le moltitudini ignoranti e serve, la ripeterono molti preti e frati. La libertá non è peccato: un filosofo ed un papa l’hanno detto. E perché Dio ne avrebbe messo un desiderio sí grande nel petto degli uomini? «Viva Pio IX» fu la parola che tutti i popoli d’Italia gridarono chiedendo ai loro príncipi migliore governo, e quando i príncipi lanciavano i loro soldati sui popoli inermi, molti morirono dicendo: «Viva Pio IX, viva l’Italia». Io non biasimo quelle grida, quelle feste, ed anche quelle pazzie d’allora, come oggi fanno i savi; anzi io che non gridai «mai viva Pio IX», mi ricordo con compiacenza di tutte quelle manifestazioni di gioia fatte da un popolo lungamente servo, che era il popolo italiano pieno d’affetto e di fantasia, e che pure ebbe il senno di contentarsi di poco; ma come poi s’accorse che quel poco era un inganno, si sdegnò fieramente, e volle quel che volle.

«Pio IX è il vero vicario di Cristo, e il piú grande di tutti i pontefici», dicevano i popoli. «È un giacobino, È un massone», dicevano i príncipi. Nè santo né giacobino; ma un prete che nella prima allegrezza di vedersi eletto papa sentí intenerirsi il cuore, e volle tutti allegri, ma come vide che l’allegria si mutò in rivoluzione, ed ei ci fu avvezzo al papato, si pentí e tornò prete.