Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/29

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entrata nel mondo 23


il Delcarretto ebbe titolo di marchese, grado di maresciallo, e fu tenuto in petto per cose maggiori. La parte liberale rimase sbigottita: e noi altri giovani ricordavamo con malinconia i nomi di quei poveri martiri, e specialmente del canonico De Luca, vecchio di ottant’anni, giá deputato al Parlamento nel 1820, prima sconsacrato dal vescovo di Salerno, poi decapitato. Ripetevamo le parole che il vecchio disse prima di morire: «Exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor»; e dicevamo: «chi sa se potremo vendicarlo»! Ma tosto gli spiriti si sollevarono per il giudizio politico di Nicola de Matteis, che fece gran rumore in Europa.

Era questo De Matteis l’occhio del principe di Canosa, il quale te lo messe nel 1823 intendente in Cosenza: e quando il Canosa cadde dal ministero e fu mandato in esilio, costui rimase addosso ai calabresi, e sperando diventare ministro commise atti ferocissimi per acquistar merito e farsi tenere necessario e fedele. I calabresi per veritá gliene diedero l’occasione; i quali benché allora vedessero gli austriaci occupare il regno, pure vagheggiavano alcune speranze, e confidavano in alcuni esuli, specialmente in Raffaele Poerio, il quale scriveva stessero pronti, ché egli sbarcherebbe e farebbero la rivoluzione. Le lettere erano portate attorno, si cercava di rianimare la parte liberale, si aspettava. Come il De Matteis ebbe sentore di queste pratiche cominciò una feroce persecuzione, di cui non si vide la simile in quel paese che pure aveva veduto il Manhès, e che abbonda di uomini ferocissimi. Incarcerava a centinaia donne, vecchi, fanciulli, servitori, e a furia di bastonate, di legature, e di altri strazi voleva sapere dove erano i colpevoli. Se gli capitava uno sospetto faceva legarlo per le dita grosse delle mani e dei piedi, e cosí aggomitolato lo faceva con un calcio ruzzolare per una scalinata, e rimanere giú infranto ed ammaccato. Egli stesso era presente a queste torture, e le inventava, le ordinava, ed aveva fatto del palazzo dell’intendenza un’officina di carnefici che risonava di lamenti e delle strida dei tormentati. I suoi cagnotti, chiamati i gialli dall’abito che vestivano, gli stavano sempre