Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/31

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entrata nel mondo 25


testimoni, quelle povere donne, quei vecchi, quei sacerdoti, che narrando quanto avevano patito levavano alto le mani storpiate da le torture, facevano nascere un rumore sdegnoso fra gli uditori, ai quali si volgeva pallido ed accigliato il De Matteis. Alle accuse non rispondeva altro che «Menzogna, intrigo carbonico»: e quando alle pruove delle sue crudeltá non poteva contraddire rispondeva con quelle parole che ancora mi suonano nell’orecchio: «Ho trascorso per Cesare, e Cesare saprá perdonare il mio soverchio zelo».

Mentre si faceva in Napoli questo giudizio, re Francesco era andato in Ispagna a condurre la figliuola Cristina sposa a Ferdinando VII, e seco aveva condotto il Medici, il quale in Ispagna si morí.

Quando ne venne la novella in Napoli, il De Matteis ed i suoi fecero banchetto in carcere, e si tennero salvi. E in fatti venuto a fine il lungo giudizio nel 1830, uscí la sentenza: ei fu condannato a dieci anni di relegazione per abusi commessi nell’uffizio. Il nuovo Cesare, re Ferdinando II, non pure gli fece grazia intera, ma voleva anche premiarlo nominandolo consigliere in quella corte suprema che lo aveva condannato: ma il Delcarretto allora ministro di polizia, vedendo sorgere un rivale, destramente dissuase il re, e ne fu lodato come di atto coraggioso ed onesto.

Intanto venne l’agosto, vennero le nuove delle tre giornate di luglio a Parigi. Che salti, che allegrie, che propositi facevamo noi altri giovani! S’aspettava anche noi il giorno di pigliare le armi, e scoparla una volta per sempre questa razza borbonica nemica di ogni bene e di ogni libertá. Re Francesco fu atterrito dalla novella. Corse voce che il giovane Ferdinando, che allora attendeva a riformare l’esercito, dicesse al padre: «Andiamo noi coi nostri soldati a rimettere l’ordine a Parigi». E Francesco rispose: «Che soldati! Ti puzza ancora la bocca di latte, e non sai che bestie sono i francesi». Se è vero, non so; né io ero lí in corte per udire cosiffatto discorso. Si diceva, e io lo ridico. Se è un’invenzione, dentro c’è la veritá del carattere del padre e del figliuolo. Sul