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110 parte terza - capitolo xxix [389]


strazi e di tormenti che vincono ogni immaginazione, e forse si vedrebbe un nuovo genere di conforti e di consolazioni che due amici in una grande sventura si scambiano tra loro. In queste carte io non iscrivo tutto quello che sento, e che penso, e che vedo, e che odo: perché se anche avessi la forza di farlo, come e dove nascondere queste carte? Se sono prese e lette, non offenderanno nessuno. Io le scrivo non per narrare altrui ciò che patisco, ma per poter un giorno leggerlo io, e ricordarmi di queste sventure. Io potrei dimenticarmi, io temo di perdere anche la memoria: saria veramente doloroso per me se dimenticassi anche queste sventure, che son l’ultima cosa che mi rimane, e quasi direi mi son divenute care.