Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/312

Da Wikisource.
306 appendici [592]


la quale voce come un’eco stanca fu ripetuta quattro mesi dopo dal Margherita. Cosí spiegherete la inesplicabile prescienza, cosí la tardanza del mio arresto, cosí le stolte e scellerate circostanze dette dal Iervolino, cosí la quiete in cui rimangono il Pacifico ed il Rondinella parecchi giorni.

Ma chi compose quello scellerato proclama? Il Margherita dice aver saputo dal Sessa che l’avea composto io. Ammetto per poco che il Sessa glielo abbia detto: ma quando glielo avrebbe dovuto dire? Dopo il mio arresto, dopo che per tutto Napoli si era sparso che io era stato arrestato per un proclama. Si disse proclama, si nominò Settembrini, si conchiuse Settembrini ha scritto un proclama, mentre io era stato arrestato come spargitore non come autore. La voce era stata sparsa anche ad arte, ecco come il Sessa potè dirlo al Margherita. Ma voi, o giudici, dovete chiedere: «ma il Sessa lo ha detto veramente al Margherita?» E se glielo ha detto, gli ha ripetuto una voce vaga, o quello che egli sapeva? Ci è pruova che il Sessa l’abbia saputo da me? che io l’abbia dato al Sessa? Chi dice di averlo saputo da me? chi ha presentato mio manoscritto? forse se n’è trovata copia, segno, traccia in mia casa? Il solo Iervolino dice averlo ricevuto da me. E chi sia il Iervolino, e che scellerate calunnie abbia scagliate contro di me, io l’ho giá dimostrato. E poi si è interrogato il Crispino? che ha detto? mi ha mai conosciuto? Eppure egli ed io siamo accusati dello stesso reato, che né l’uno né l’altro abbiamo commesso.

Ma leggete, o giudici, questo proclama nefando, consideratelo ed avrete una pruova morale, che non solo io non poteva scrivere quelle scellerate parole, ma non poteva approvarle, non poteva diffonderle. Le furiose parole chiamano il popolo a prender le armi, le pietre, le fascine, bruciar le case, uccidere tutti, non aver pietá di nessuno, e tenersi pronti come se fosse dimani ad esser sicuri che c’è chi dirige tutto: consigliano di uccidere e d’incendiare, finiscono con tre gridi di morte e tre di evviva. Contro questo proclama stanno i miei scritti, che voi non avete voluto leggere; stanno le azioni della mia vita che voi non avete voluto verificare. Giacché vi sono costretto, io debbo dirlo, o signori, io non sono stato mai pazzo, e questo proclama è scritto da un pazzo; io non ho mai consigliato delitti, io non ho mai gridato evviva o morte a nessuno; io quando molti gridavano, ed il gridare era vanto, io taceva; quando molti miravano a cose