Pagina:Severi - Elogio città di Arezzo.djvu/9

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oppresso fu del pari prostrata la fortezza degl’animi; mentre dalla vittoria scaduti, l’onore di averla abbondevolmente meritata seppero con intrepida fine a se conservare. Dopo poi la sconfitta chi stimato avrebbe che una città testè privata de validi difensori, costernata dal terrore compagno delle insperate sventure, al presentarsi della nemica battaglia nelle braccia de vecchi il forte suo schermo e nei feminei petti le salde sue mura trovasse?1 Pur così fu, anzi a questo l’antecedente infortunio il Cielo ordinava, onde luogo avesse l’Aretino valore a dimostrarsi non ne prosperi successi solo ma in ognui evento, non ne giovani anni ma in ogni età, non nel forte sesso ma in entrambi indistintamente stupendo. E se a Roma più di Porsenna e di Pirro superati colla generosità, più di Vejo e di Taranto conquistate colle armi, più dei Galli sulle fumanti sue ceneri alla vendetta immolati, più delle altre eroiche imprese divenute comuni per lei senza essere meno grandi, l’unica disfatta di Canne valse il grido di invincibile e sovrumana: Allorchè fra le migliaja de trucidati Cittadini e le minaccie dell’imminente Annibale non altro affetto provò che la gratitudine a chi di lei non avea disperato: e mentre nell’agitata fantasia altri creduto avrebbe ad ora ad ora consegnarsi i cari tetti alle fiamme, e correre


  1. Ser Gorello nel suo Poema presso il Muratori Script. res. Ital. tom. XV.

    Che senza mura con steccata e fossa
       Difeso fui per donne e per vecchi,
       Ch’altri non m’era campato a riscossa.