Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/13

Da Wikisource.

13

quelle di superficie sono un ricordo dell’epoca langobarda (v. Appendice III. § 12 seg.); la libbra, ora detta sottile, ci pervenne quasi inalterata da quando l’Italia era la sede di un impero mondiale (v. Appendice I.); il peso di marco da noi non fu introdotto che nella prima metà del secolo decimoterzo (v. Append. II. §§ 1, 2): forse unico ricordo di quella conquista rimase il Braccio, parte di una più lunga misura colla quale nei secoli di mezzo si misuravano le tele, i panni, e probabilmente in alcuni luoghi anche i terreni (v. Append. III. § 9). Ma certo il valore delle misure romane ricevette da Carlo Magno un colpo mortale31, e se gli antichi nomi sopravvissero ancora quasi inalterati fino ad oggidì32, tuttavia, in mezzo allo scompiglio politico e sociale che tenne dietro alla morte del grande conquistatore, in mezzo alle usurpazioni dei diritti signorili ed alle prepotenze del più forte33, il solo nome non può essere per noi sufficiente indizio per argomentare del valore di quelle misure. Se Carlo Magno, abbandonando del tutto il sistema romano, abbia attinto dagli Arabi il suo sistema34, non è questione che possa essere trattata qui: fino a qual punto in questi nostri paesi abbiano agito l’uno sull’altro i due sistemi posti dalla conquista l’uno accanto all’altro, manca ogni documento per poterlo dire: certo è però che ogni ragguaglio delle misure attuali con quelle, che troviamo accennate nei nostri documenti dalla caduta del regno langobardo al secolo undecimo, riesce, non pure difficile, ma quasi impossibile, e questo non solo, ma non ci è neppure concesso di poter dire con qualche certezza in questo periodo di