Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/89

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corrispondenza nei nostri documenti fra il nome di Modius è quello di Soma è apertamente indicata dalla convenzione del 1165 fra i Canonici di S. Alessandro e i Signori di Carvico, colla quale si assopirono precedenti questioni, ed ove si legge: et ipse Pascebrucus et Teutaldus frater eius similiter dare eis (ai Canonici) debet honorem quem habet in castro de Calusco seu villa atque finita ficta idest terretorias ita quod debeat computari solidus per solidum et Modium per Modium et solidi duo pro Soma de blava et si ab una parte superabundaverit solidum unum emere debent per solidos viginti et Somam de blava per solidos quudraginta (Lupi 2, 1219). Questi fatti possono essere con assai verisimiglianza confermati dall’importante documento del 1076 (v. sopra § 1 in principio). In esso leggiamo: sexaginta panes factos ex Modio uno frumenti ad currentem sextarium suprascripte civitatis Pergamensis (Lupi 2, 706). Noi non abbiamo, per conoscere quanto pane si traesse da uno Staio di frumento, dati più antichi di quelli forniti dallo Statuto del 1263 (v. sotto Append. IV), ma non vi può esser dubbio che questi non sieno stati basati sovra una lunga pratica, sicchè possiamo tenerli come i più certi ed i più approssimativi in questo calcolo. Ora, sulle basi di quello Statuto, quando il Moggio fosse stato di 16 Sestieri, avrebbe dato sessanta pani del peso di chilogrammi 3,515 ciascuno, il che ci pare difficile ad ammettere, perchè anche i pani che si fabbricavano in epoche di massimo buon mercato di poco superavano il mezzo chilogrammo (gram. 549). Che se ammettiamo il Moggio da 8 Sestieri, com’era effettivamente, vediamo i pani ridursi al peso di chilogrammi 1,758, e questo peso ci sembra più confacente al vero, perchè, prescindendo dal fatto che si prestava meglio ad una discreta cottura, lo vediamo anche avvicinarsi al peso di certi pani, che in consimili distribuzioni si usavano in quell’epoca, e che erano detti Panes de Cambio. Il Milanese Beroldo della prima metà del secolo decimosecondo nomina più volte questa sorta di pani (Ordo et Cerem. eccl. Ambros. in Murat. Antiqu. 4 col. 920, 922 ecc.) ma spiega anche che cosa si fossero. Egli scrive: sciendum est quia omnes illi panes, qui dantur Custodibus et Veglonibus pro festo, debent esse de Cambio, idest sex de Sextario (ibid. col. 922). Fatta la proporzione della capacità dello Stajo di Milano in litri 18,3 e del nostro in litri