Pagina:Sino al confine.djvu/263

Da Wikisource.

— 257 —


— E la gente che disse?

— Quasi nessuno seppe del suo arrivo. Dopo, quando si seppe che Priamo, disgraziato, s’era ucciso, tutti dissero che Francesco aveva depositato una lettera presso il pretore: una lettera che Priamo, disgraziato, aveva scritto a te. Nessuno mai seppe il contenuto di questa lettera.

— Ma perchè a me e non ad altri?

— Ma è questo che non si sa! Ho avuto molte questioni, a proposito, alla fontana. Dicevano che ti aveva scritto perchè eri l’amica di Michela, disgraziata.

Gavina chinò la testa, pensierosa: poi la scosse, col suo gesto fiero, come per scacciar via lontano da sè le immagini del passato, e vinta, da un’idea fastidiosa domandò:

— Ma, e la mamma, cosa diceva?

— Ha molto sofferto per le chiacchiere della gente. Ha questionato anche con Luca e col canonico. Essi dicevano: Gavina e Francesco dovevano confidarsi con noi. Dicevano questo, dicevano quest’altro. La mia padrona rispondeva: oramai essi son liberi di fare quello che vogliono, e se non si confidano con noi vuol dire che hanno le loro brave ragioni. Ma, per dirti la verità, qualche volta si è lamentata con me. Ed anch’io, per dirti la verità, vorrei... non pretendo di sapere i tuoi segreti, ma, per dirti la verità....

— Per dirti la verità, io non so nulla! —