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spartiacque del Brennero e di Dobbiaco (Toblach). Tuttavia più tardi, contro la precisa dichiarazione del principe Eugenio, ch’è citata in testa a questo studio, egli s’accontentò del confine di Vilpiano (sopra Bolzano) e Bressanone, lasciando alla Baviera la valle dell’Isarco (Eisach) abitata dagl’irriducibili tirolesi che s’erano ribellati furiosamente perfino contro la Baviera. Due cose però bisogna avvertire: che Merano, allora, non aveva che una importanza minima non essendo ancora costituita la strada dello Stelvio, e che il Brennero, Franzensfeste e Innsbruck erano in possesso d’un alleato. Tant’è vero che nel 1813, appena si seppe che la Baviera s’era dichiarata ostile agli alleati, il viceré Eugenio abbandona subito le provincie illiriche ritirandosi senza combattimenti dall’Isonzo al Piave, dal Piave all’Adige.

Il 1866.

E’ la riscossa degli alleati: e il Congresso di Vienna consegna all’Austria non soltanto tutte le attuali provincie irredente, ma il Veneto e la Lombardia, l’Austria li disgiunge amministrativamente dal Trentino, dal Friuli orientale e dall’Istria: e il 66 ci dà bensì Venezia, ma senza queste sue necessarie provincie di confine.

Gli uomini politici italiani sostennero sempre, sino dall’epoca delle trattative per l’alleanza italo-prussiana che sotto il nome di Venezia s’intendeva tutta la Venezia compreso il Trentino e l’Istria. Difatti anche dopo Custoza, quando Napoleone III ci propose sempre più mi-