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fiume, affluente dell’Inn, e il Rienz, affluente dell’Isarco), di cui percorre lo spartiacque verso nord-est fino al massiccio dei Tre Signori (Dreiherrnspitze), dove piega bruscamente verso sud-sud-est, seguendo lo spartiacque fra gli affluenti del Rienz e quelli della Drava, le cui sorgenti raggiunge nella depressione fra Dobbiaco e Innichen. Da qui per la Croda dei Baranci (Birkenkofl), la croda dei Róndoi (Schwalbenkofl), e la Croda di Paterno (Paterkofl) raggiunge al Monte Croce l’attuale frontiera delle Alpi Carniche, che segue fino al punto dov’essa piega innaturalmente verso sud-est abbandonando la catena principale dominante la valle del Gail. Il confine naturale la percorre fino all’altura della sella di Camporosso (Saifnitz) e Tarvis (comprendendolo almeno la prima) e su per il torrente Schliza (affluente del Gailiz-Drava) lungo la cresta del Luschari e del Wischberg (Jòf Juart) raggiunge al Predil la catena principale delle Giulie.

Poi, dal Manhart al Monte Nero attraverso al Tricorno percorre il grande arco di cerchio delle Giulie orientali, che segna anche oggi il confine tra il Goriziano e la Carniola, dividendo la Val Trenta (alta valle dell’Isonzo) dalle valli delle due Save (di Wurzen e di Wochein).

Al Monte Nero la grande catena delle Giulie, fin qui compatta e senza valichi (meno quello del Predil) si estende e si diffonde in un grande altipiano carsico, sormontato da tre principali linee di montagna. Perciò qui le strade si fanno numerose e l’idrografia, pur chiara nelle sue direzioni generali, diventa subdola e misteriosa (il Timavo superiore (Reka), l’Uncia, il lago di Zirkniz, le cui acque s’inabissano nel sottosuolo). Difatti proprio a questa vera porta aperta d’Italia, da cui calarono tutte