Pagina:Sofocle - Edipo Re.djvu/22

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A sapersi concesse e le negate,
290E celesti e terrestri; or ben tu vedi,
Ancor che cieco, in qual morbo sommersa
È la città che te sol trova, o prence,
Proteggitore e salvator, te solo. —
Febo (se udito ancor non l’hai) rispose
295Alle nostre domande, unico un mezzo
Rimaner di salute: e fia, di Lajo
Rinvenir gli uccisori, e morte ad essi,
O bando impor. Tu la tua voce or dunque,
Per qual sia modo di profetic’arte,
300Non ci negar. Salva te stesso; salva
Questa città; salva me pure, e sia
Espiato l’estinto. Ecco siam tutti
Fra le tue braccia. Ognor che farlo è dato,
Giovare all’uom, l’opra è dell’uom più bella
tiresia
305Ahi! quant’è dura cosa esser veggente,
Quando pro non arreca. Io non vi posi
Pensier; se no, qua non volgea miei passi.
edipo
Ma che fu? che ti turba?
tiresia
 Alle mie case
Deh mi rimanda. A te, se il fai, più lieve
310Fia portar la tua sorte, a me la mia.
edipo
Savio inver non favelli; e ingrata cosa
È per questa città, che pur t’e madre,
Del tuo senno fraudarla.