Pagina:Sofocle - Edipo Re.djvu/37

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Da te senza timor: se re foss’io,
Involontario adoperar pur anco
575Molte cose dovrei. Come più dolce
Può dunque il regno a me parer, di questa
Regal mia sorte d’ogni affanno sgombra?
Folle a tal non son io, di voler cosa
Che pro non rechi. A tutti caro io sono;
580M’onora ogni uomo; e chi da te desia
Grazie impetrar, me intercessor, le implora;
Certo mezzo all’intento. E vorrei teco
Io di stato cangiar? No; chi ben vede,
Tanto error non commette. Io mai non ebbi
585Desio di ciò, nè mai tentar con altri
Sì stolta opra vorrei. Vanne per prova
Tu stesso a Delfo ad avverar, se fido
I responsi del nume io ti recai:
Che se falso mi trovi, e congiurato
590Con quel vate a’ tuoi danni, a morte allora
Tu mi trarrai non col tuo voto solo,
Ma insiem col mio. Non m’accusar frattanto
Per vil sospetto. Equo non è nè i tristi
Buoni a caso estimar, nè tristi i buoni;
595Ma cacciar da sè lunge il buon amico,
Lo stesso è poi che via gittar la vita,
Tanto all’uom cara. Il ver saprai col tempo;
Chè il tempo sol mostra l’uom giusto: il rio
Anco solo in un dì conoscer puoi.
coro
600Ad uom che il piè di por si guardi in fallo,
Savio, o sire, ei parlò. Non è securo
Affrettato consiglio.