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Sonetti del 1830 37

gentiluomini, i cappellani, e i camerieri ecc., perchè vestono abiti neri da città, e gli ecclesiastici l’abito talare.„ Moroni, Dizion., vol. VIII, pag. 93.]      10 [Tutta la famiglia, cioè, come nell’antico toscano: “tutti i domestici.„]      11 Monsignor De Corsi, Uditore di Rota per la Toscana.      12 [Ariverèa, o, più comunemente, riverèa: livrea. Ci annettono l’idea di riverire.]      13 [Tutti con le froge ingrossate dallo sbuffare. Cfr. la nota 1 del sonetto: La stiticheria, 29 sett. 31.]      14 [Decano, propriamente: “il più anziano de’ servitori d’una famiglia.„ Ma per complimento si dice anche a qualunque altro servitore.]      15 [Gli feci: gli dissi.]      16 [Che ci abbiamo?: che abbiamo di nuovo?]      17 [Beppe, Giuseppe.]

AR SOR AVOCATO PIGNÒLI FERRARO.

2.

     Chi ne sapeva un c...., sor Tomasso,
Che parlàvio todesco1 in sta maggnèra?2
E me vorrìa peddìo venne in galera,3
Si su cquer coso4 nun parévio5 l’asso.

     Li Marignani6 che stàveno abbasso
Cór naso pe’ l’insù, fanno moschiera;7
Perché propio dicéssivo8 jerzera
Certe sfilate che nemmanco er Tasso.

     E come er predicà nun fussi gniente,
Ce partite9 cór Santo10 e cór sonetto,11
Da fà vienì a l’invidia un accidente.

     Quello però che ve vò fà12 canizza,
È la gola de quarche abbatinetto13
Ch’averà da restà senza la pizza.14

18 agosto 1830.


  1. [Parlavate tedesco, cioè “latino.„]
  2. [In questa maniera.]
  3. [Mi vorrei vendere in galera: vorrei andare in galera. Ma forse la frase deriva da un antico vendersi realmente por galeotto, per rematore.]
  4. [Se su quel coso: su quella cattedra, o altro simile.]
  5. [Non parevate.]
  6. [V. la nota 3 del sonetto precedente.]
  7. [“Non parlano,„ perchè, non potendo dir male di voi, non vogliono neppure dirne bene. Far mosca, per “far silenzio,„ è anche fiorentino. Ma in romanesco, quando si vuol dare maggior caricatura al discorso, si dice moschiera.]
  8. [Diceste.]
  9. [Ci partite: venite fuori anche ecc. Cfr. vol. VI, pag. 208, nota 5.]
  10. Il foglio delle Conclusioni. [Sul quale era forse lo stemma papale, o davvero l’immagine di qualche santo. — V. la nota 1 del sonetto precedente.]
  11. La dissertazione latina. [Come qualunque poesia, così qualunque altra cosa che si stampi o si reciti in simili occasioni, agli occhi de’ Romaneschi diventa facilmente un sonetto.]
  12. [Vi vuol fare.]
  13. [Abatuccio, abatonzolo.]
  14. Le pizze [le focacce] di rubrica. [“Nell’aula della Cancelleria, i novelli Avvocati Concistoriali tengono pubblica disputa e conclusione,... e dispensa di essa in istampa; e come gli Uditori di Rota fanno il donativo della pizza di marzapane, ornata e vagamente dipinta, al Papa ed agli altri cui tocca, insieme ai fiaschetti di aleatico, scatole di confetti, berrette, e guanti di pelle bianchi.„ Morosi, Dizion., vol. III, pag. 305.] Il Gnoli rispose il medesimo giorno con due sonetti in vernacolo ferrarese. [V. su lui anche il sonetto: L’ariscombùssolo ecc., 3 genn. 47.]