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Sonetti del 1831 129

ER ZIGGNORE, O VVOLEMO DÌ: IDDIO.

     Er Ziggnore è una cosa ch’è ppeccato
Sino a ccrédese indegni1 de capilla.
Più indiffiscile è a noi sto pangrattato,2
Che a la testa de David la Sibbilla.3

     A Ssanta Potenziana e Ppravutilla,4
Me diceva da ciuco5 er mi’ curato
Ch’è ccome un fiàt,6 un zoffio, una favilla,
Inzomma un Vatt’a-ccerca-chì-tt’-ha-ddato.7

     E ppe’ spiegamme in tutti li bbuscetti8
Si ccome9 Iddio ce se trova a ffasciolo,10
Metteva attorno a ssé ttanti specchietti.

     Poi disceva: “Io de qui, vvedi, fijjolo,11
Faccio arifrette tutti sti gruggnetti:
Eppuro12 è er gruggno d’un Curato solo„.

Terni, 3 ottobre 1831.

  1. Degni, [difficile].
  2. Un atto qualunque; qui per “atto d’intelletto.„ [Ma il significato più comune di questo vocabolo è: “matrimonio, pateracchio.„]
  3. “Teste David cum Sybilla.„
  4. Chiesa.
  5. [Da ragazzo. Ciuco vale sempre: “piccolo.„
  6. [Il curato avrà detto: fïat; ma il popolano glielo muta in fiàt, ravvicinandolo a fiato.]
  7. Parole che si profferiscono al giuoco della gatta-ceca. [Che in Toscana si chiama “mosca-cieca,„ e che, come può vedersi dalla citata opera del Pitrè, pag. xlii-iii, è antichissimo e diffuso in tutto il mondo. — A Roma, colui che dà il pugno su le spalle al compagno bendato, cioè alla gattaceca; per indicargli che deve cominciare il giro in cerca di chi lo ha colpito, gli dice allontanandosi e mescolandosi tra gli altri: Gattaseca, vatt’a ccerca che tt’ha ddato. Iddio, dunque, è “una cosa, cercando la quale, abbiamo la benda agli occhi, come quando giochiamo a mosca cieca.„ — Nell’Umbia, il gioco comincia con questo dialogo: Gattaceca, dove vai? — Vado al mercato. — Che te sei perza? — Una spilletta. — Eccote un pugno, e vattel’a cerca.]
  8. [Variante popolare: E ppe’ ffamme capì, nne li buscetti.
  9. Se come, semplicemente: “come.„
  10. A pennello, esattamente. [“E per spiegarmi come Dio si trovi comodamente anche ne’ più piccoli luoghi (buchetti), senza perdere perciò la sua unità, ecc.„]
  11. [Variante popolare, che era anche nell’autografo: Io de qui, come ar mazzolo; cioè: “come la civetta sulla gruccia.„]
  12. Eppure.