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Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/107

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Sonetti del 1832 97

MONZIGNOR TESORIERE.1

     C’è stato a Rroma a ttempo der vertecchio,2
Un abbate fijjol d’un rigattiere,3
Che ddoppo d’avé ffatto er mozzorecchio4
Se trovò de risbarzo Tesoriere.

     E ssiccome era fijjo der mestiere,
Vedenno in cassa tant’oraccio vecchio,
Coll’ajjuto de costa der cassiere
Tutta l’aripulì ccom’ uno specchio.

     Ma er Papa ch’era un omo duzzinale,
Pijjanno cuella cosa in mal umore,
Lo creò, pe’ ggastigo, cardinale.

     E accusì se pò ddì de Monzignore,
Cuello che ddimo5 noi de fra Ccaviale:
La fesce sporca, e ddiventò ppriore.6

Terni, 6 novembre 1832.

  1. [Allude evidentemente a monsignor Mario Mattei, creato e pubblicato cardinale nel concistoro del 2 luglio 1832. V. il sonetto: La sala ecc., 8 genn. 32.]
  2. A tempo antico: modo proverbiale. Il vertecchio è a Roma un anello di legno di forma sferoidale, che si aggiunge al basso del fuso per dargli peso, e valore al girare.
  3. Ricattiere [ma la forma toscana è perfettamente identica alla romanesca]: colui che compera cose vecchie, ed anche presta ad usura con pegno, in pubblico fondaco.
  4. Leguleio.
  5. Diciamo.
  6. Proverbio.