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Pagina:Sonetti romaneschi II.djvu/314

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304 Sonetti del 1832

ER QUINTO COMMANNAMENTO DE DDIO.

     Quinto, nun ammazzà: ccusì ttiè scritto
Su la guainella[1] oggni uffisciar[2] der Papa;
Che, ssi li manni[3] in dodisci ar confritto,
In dodisci nun tajjeno una rapa.

     Pe’ vvia[4] che ammazzà er prossimo è ddelitto,
E in cammio[5] è ggrolia[6] de sarvà la capa,[7]
Er Vicario de Ddio, ch’è un omo dritto,[8]
Mette in guardia a le pecore una crapa.[9]

     Oggnun de st’uffisciali, duro duro,
Co’ cquelli bbaffi de gatto-mammone,
Pare dì: er monno nun è ppiù ssicuro.

     Ma ss’hanno sto tantin de protenzione,[10]
Come er protenne e ddà la testa ar muro
Nun ze nega a ggnisuno,[11] hanno raggione.

Roma, 29 dicembre 1832.

  1. Spada, per la sua similarità alle carrubbe, chiamate in Roma guainelle, sembrando infatti guaine.
  2. Ufficial.
  3. Mandi.
  4. Conciossiachè.
  5. Cambio.
  6. Gloria.
  7. Capo, imitazione dal napolitano.
  8. Accorto.
  9. Capra, nome dato a uomini dappoco.
  10. Pretensione.
  11. Modo proverbiale.