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Sonetti del 1833 139

LO SFASSCIO

     Jer notte, a mmezzanotte, su a Ccimarra,1
Aggnédero2 pulito3 in zei perzone,
E ffésceno un ber buscio in ner portone
De cuer bravo maestro de chitarra.

     Sfilato che ppoi n’ebbeno la sbarra,
J’entronno in casa senza suggizzione;
E jje portonno via tutto er mammone,4
Ammazzanno lui prima pe’ ccaparra.

     Cuesto lo so ppe’ bbocca de Noscenza,5
Serva der morto, c’arimase viva
Agguattànnose sotto a una credenza.

     Ma ssò ccose da fasse in commitiva?
Nun fuss’antro, dich’io, l’impertinenza
D’ammazzà un galantomo che ddormiva!


Roma, 6 gennaio 1833

  1. Contrada di Roma, così nominata dalle case dei conti Cimarra.
  2. Andarono.
  3. Bravamente.
  4. Il danaro: parola di provenienza scritturale.
  5. Innocenza.