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26 Sonetti del 1832

SANTA LUSCIA DE QUEST’ANNO.

     Oggi è ssanta Luscia occhi e ccannele,1
Per urbi-e-t-orbi c’è granne allegria.
Le donne che sse chiameno Luscia
Oggi vònno magnà zzuccher’e mmèle.

     Doppo-pranzo2 dà un pranzo er zor Micchele
Pe’ ddivozzione a sta santa, pe’ vvia
Ch’è stato male de ’na malatia
Che ddrent’all’occhi je s’è sparz’er fele.3

     Pare che Iddio quattr’occhi j’abbi fatto
A sta sant’avocata de li guerci,
Si ddua ne porta in fronte e ddua ner piatto;

     E sti dua che jj’avanzeno li smerci,
Ché accusì c’è a la Chiavica er ritratto,
Cusì a la Tinta, a li Gginnasi e in Zérci.4

13 gennaio 1832.

  1. Santa Luscia occhi e cannele è un espressione di maraviglia, con che si rimprovera chi non abbia veduto alcuna cosa patente.
  2. Le ore dopo il mezzodì fino al tramontare del sole sono detto il doppo-pranzo, senza aver poi assolutamente riguardo al pranzare. Così la parte illuminata del giorno si divide a Roma in mattina e dopo-pranzo.
  3. Spargimento del fiele per la superficie del corpo.
  4. Quattro chiese dedicate in Roma a S. Lucia, cioè S. Lucia della Chiavica, S. L. della Tinta, S. L. de’ Ginnasi e S. L. in Selci.